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Lascio tutto e apro un’attività commerciale all’estero: le cose da sapere per investire oltreconfine

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Investire in un’attività all’estero

Hai un’idea che da tempo ti ronza per la testa? Magari aprire una tua attività e finalmente diventare imprenditore, ma ti spaventano gli oneri burocratici da affrontare, i permessi da chiedere, le pratiche da sbrigare? Rivolgi il tuo sguardo all’estero. L’Italia, si sa, purtroppo non aiuta dal punto di vista della burocrazia, troppo lenta e macchinosa. Senza parlare delle tasse tra le più alte in Europa e nel mondo che scoraggiano qualunque tipo di buon proposito e di avvio di attività commerciale. Forse allora per te è arrivato il momento di un cambiamento radicale.

Di pensare di investire all’estero per realizzare finalmente il tuo progetto di business. Sono sempre più gli italiani che lasciano ogni anno il Paese per cercare altrove – anche a migliaia di chilometri di distanza – una nuova vita, sopratutto attraverso l’avvio o la gestione di attività imprenditoriali autonome. Negli ultimi anni le attività commerciali all’estero aperte da nostri connazionali sono notevolmente aumentate, favorite anche dalla presenza del web che ha agevolato gli scambi commerciali e ridotto a vista d’occhio le distanze tra un Paese e l’altro.

Una scelta coraggiosa, certo, che spaventa e a tratti demoralizza, ma che una volta presa potrà riservare molte sorprese e tante possibilità di successo. L’importante è partire preparati iniziando a impostare un progetto che tenga conto di tutta una serie di fattori indispensabili, e che non trascuri i principali aspetti pratici ed economici. Nella pianificazione dell’apertura di una attività all’estero, è fondamentale innanzitutto conoscere il territorio in cui si vuole realizzare il proprio sogno imprenditoriale stabilendo bene cosa si vuole aprire, se c’è possibilità di guadagno e di successo.

DOVE ANDARE

È necessario, insomma, valutare e informarsi in merito al Paese dove si vuole iniziare questa nuova attività commerciale dal punto di vista territoriale, della concorrenza, e delle reali prospettive lavorative. Una grande città? Un piccolo centro? Una meta turistica oppure è meglio una metropoli? Ad aiutarci nella scelta della destinazione ideale ci pensa la recente classifica della Banca Mondiale che analizza le località più vantaggiose dal punto di vista imprenditoriale. Secondo il report ci sono almeno 10 Paesi dove attualmente l’economia è in crescita e l’apertura di un’attività commerciale potrebbe rivelarsi redditizia.

Il punteggio è stato calcolato mediante una serie di parametri: tempi per aprire e per allacciare le utenze, tempi della giustizia nel far rispettare i contratti, modalità per avviare e concludere un rapporto lavorativo. Emerge così che la nuova frontiera per gli imprenditori non si trova in Europa. I primi tre posti della top ten, infatti, sono occupati da Nuova Zelanda, Singapore e Danimarca. La Nuova Zelanda in particolare si rivela lo Stato con il contesto economico più favorevole alle imprese. Seguono Hong Kong, Sud Corea, Norvegia, Regno Unito, Stati Uniti e Svezia. Al decimo posto spicca la sorpresa Macedonia, che ha scalzato la Finlandia dalla top ten.

In Europa vanno in generale bene tutti gli Stati dell’Europa dell’Est, grazie alla vigorosa azione riformatrice attuata dai governi dell’area. Paesi che sono riusciti a stupire e a strappare punti a economie del G7 come il Canada, sceso dalla quattordicesima alla ventiduesima posizione. In Eurozona a brillare sono anche i Paesi baltici con l’Estonia che sale dalla sedicesima alla dodicesima posizione, la Lituania che scende di un posto ma rimane ventunesima, e la Lettonia che balza di ben 8 posizioni: dalla ventiduesima alla quattordicesima, mentre la Spagna sale di un gradino al trentaduesimo posto. Meglio invece lasciar perdere Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centroafricana, Sud Sudan, Venezuela, Libia, Eritrea e Somalia che vivono situazioni di estrema instabilità sociale e politica.

Al di là delle classifiche, una buona mossa prima di decidere di investire il proprio denaro e le proprie energie fuori dai confini italiani è di soggiornare per un certo periodo nel Paese prescelto. Solo così si potrà davvero capire se quello è il luogo che fa al caso nostro e comprendere totalmente se vale la pena aprire qui la nostra attività. Non ha senso, ad esempio, aprire una gelateria in una località piena di concorrenti. Meglio piuttosto buttarsi su qualcosa che in quel posto ancora non c’è.

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COSA APRIRE

Ristoranti, pub, bed&breakfast, agenzie di servizi, negozi di abbigliamento, ICT: qualunque sia il tipo di attività che si intende aprire è fondamentale conoscere il mercato di riferimento, se è saturo oppure se al contrario si ha un margine di inserimento. Troppi imprenditori italiani avviano attività in Paesi che in passato offrivano ancora spazi ma dove nel tempo sono mutate alcune condizioni. Pensiamo alla diminuzione del flusso turistico, all’apertura di altri concorrenti, a una riduzione dei prezzi. Per non incappare in errori di valutazione, tra le scelte migliori c’è sicuramente quella di prendere in gestione un’attività commerciale all’estero già avviata. In questo modo non si rischia di iniziare dal nulla. Ci sono diverse agenzie e diversi siti online, come il nostro, che si occupano appunto di fornire tutta una serie di informazioni, annunci e quant’altro sulle attività in vendita in diverse parti del mondo.

FINANZIAMENTI

L’ultima ma non meno importante regola da seguire è informarsi in merito alla possibilità di ottenere dei contributi utili all’apertura dell’attività stessa, sia nel luogo dove si intende andare sia nel luogo di residenza italiano. È possibile chiedere indicazioni presso il Ministero degli Esteri o alle singole camere di commercio provinciali. Ai fini della creazione e apertura di un’attività commerciale all’estero sono stati infatti istituiti dei finanziamenti pubblici per 
l’internazionalizzazione delle imprese sia a livello nazionale che internazionale. Questi finanziamenti come altre strutture utili ad aprire un’attività commerciale all’estero sono spesso collegate a governi o organismi pubblici internazionali,
che sono nati proprio per fornire aiuto e assistenza a coloro che intendono lavorare all’estero. Senza dimenticare l’apporto dell’Unione Europea che mette a disposizione un contributo finanziario a fondo perduto che va dal 20% al 50%. Si tratta di concessioni di capitale delle quali il soggetto erogante non richiederà la restituzione. Oltre ai fondi europei, ci sono anche quelli statali e quelli ad esempio delle Camere di Commercio provinciali.

Per conoscere nel dettaglio questo tipo di finanziamenti, ci si può rivolgere al sito di Cooperazione allo Sviluppo, facente capo al Ministero degli Esteri. Spesso questo tipo di agevolazioni sono rivolte a neoimprenditori dal momento che le imprese in fase di start up necessitano di supporti finanziari molto elevati, scarsamente integrati dai ricavi iniziali dell’attività di riferimento. Per questo motivo, una buona parte dei bandi si rivolge proprio loro, fornendo così gli strumenti utili per realizzare le prime tappe del proprio percorso di crescita.

Insomma ci sono tutti i presupposti per tentare la fortuna, cambiare vita e liberare quel sogno nel cassetto che stiviamo da anni. Con un po’ di studio, consigli giusti e una dosa di audacia potrebbe essere finalmente arrivato il momento di aprire quel famoso bar sulla spiaggia.

Di Enza Petruzziello

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